Di visual storytelling si sente parlare spesso e numerose aziende hanno trovato la maniera di sfruttare questo mezzo che unisce la forza delle immagini a quella delle narrazioni, in un panorama che sta ridisegnando le logiche della comunicazione. Proprio come accade per lo storytelling, termine ormai abusato e di cui molti, anche gli addetti ai lavori, ignorano il vero e profondo significato, non tutti hanno la consapevolezza di ciò che comporti mettere in atto una strategia di visual storytelling. Qualcuno, purtroppo, è ancora convinto che postare delle immagini acquistate da una banca fotografica, magari con una frase a effetto, sia sufficiente per assolvere al proprio dovere di comunicatore digitale del ventunesimo secolo.
In un’epoca dominata dal contenuto visuale, però, con dei mezzi tecnologici più o meno alla portata di tutti per scattare foto e filmare con risultati di altissima qualità, qualche bel panorama romantico o dei graziosi animaletti (ricordate l’amore del web per i gattini, giusto?) non possono fare la differenza. Il visual storytelling ha senso se fondato su una strategia e praticato da professionisti che conoscono il territorio sul quale si muovono, i nuovi formati dei social network e le ultime novità nel campo. Solo queste figure possono garantire dei risultati tangibili all’azienda. Prima di capire come può migliorare il content marketing, vediamo allora quali sono i primi passi per avvicinarsial visual storytelling.
Il cervello umano elabora le immagini 60.000 volte più velocemente rispetto al testo scritto: è evidente, allora, che se consideriamo questo dato e il fascino che le storie hanno sempre avuto su di noi, la logica deduzione è che combinando un contenuto visuale con un racconto si ottiene una modalità narrativa di estremo valore. Il visual storytelling, infatti, fa ormai parte di molte strategie di comunicazione, e si declina su diverse piattaforme e social media. Vediamo quali sono i primi passi da muovere e i principi da applicare per introdurlo in azienda.
Le immagini piacciono molto al nostro cervello, che le processa in una parte più grande di quella destinata al linguaggio scritto. Per questo motivo, con le immagini si impara più velocemente e si comprendono meglio i processi complessi; inoltre anche la memoria beneficia di quei contenuti e li immagazzina prima. Tutte ottime ragioni per aggiungere degli elementi visuali a post, articoli e altri contenuti, giusto?
Perché si liberi la vera efficacia del visual storytelling, però, le immagini devono avere determinate caratteristiche, che catturano il pubblico e non lo lasciano più andare. In questo post di sumo.com ci sono alcuni esempi di campagne e post per i social media dai quali lasciarsi ispirare: in particolare, il lavoro di alcuni brand sulle infografiche è davvero notevole. Non è facile, infatti, rendere accattivante un contenuto che di per sé è molto schematico e pensato per informazioni anche parecchio complesse. Con un po’ di creatività, anche le infografiche possono diventare un mezzo al servizio del visual storytelling aziendale.
Dalle iscrizioni rupestri delle caverne, che possiamo considerare come una primordiale forma di narrazione per immagini, l’uomo ha fatto un bel po’ di strada, che lo ha portato in un mondo digitalizzato dove l’elemento umano rischia troppe volte di sparire, di soccombere, sacrificato alle logiche del risparmio di tempo e di denaro. Eppure questo non accadrà mai del tutto, perché i pubblici ai quali le aziende si rivolgono sono composti di persone, e le persone scelgono con la pancia, con il cuore, compiono delle azioni quando qualcosa tocca le loro corde più profonde.
Dal passato ancestrale derivano il legame e la passione per le storie, così come le discipline e le teorie narrative e comunicative: una tra tutte, la semiotica moderna, di cui Peirce e, soprattutto, De Saussure hanno gettato le basi, la scienza che studia i segni, come vengono prodotti, trasmessi e interpretati. La semiotica dell’arte visiva, nello specifico, che si è sviluppata grazie al lavoro del semiotico A.J. Greimas, si concentra sullo studio delle opere d’arte pittoriche e da lì, negli anni, ha coinvolto anche tutti gli altri linguaggi visivi, dalla fotografia, al cinema, alla scultura. Il visual storytelling utilizza applica queste conoscenze e le sfrutta per creare traffico ed engagement sui siti aziendali, per avvicinare il pubblico al brand, fidelizzarlo e spingerlo all’azione. È il potere dell’emozione, che si genera quando il contenuto visuale ha determinate caratteristiche, come quelle illustrate nell’articolo di visme.com:
Il visual storytelling è a tutti gli effetti un elemento importante nella strategia di comunicazione e di marketing, per questo motivo offre molte possibilità di integrazione con il social media marketing. Insieme, essi possono lavorare sulla percezione del brand da parte del pubblico, per esempio, con le immagini giuste che mettano al centro le persone e non il prodotto o l’azienda. Costruire un post per un profilo Instagram o una pagina Facebook richiede anche un equilibrio perfetto tra la fotografia e il testo, perché la prima non deve mai passare in secondo piano. Ci sono luoghi geografici o situazioni di tutti i giorni che si raccontano in modo sublime anche senza le parole: tutto sta nel valutare sempre ogni progetto e ogni sua parte con la giusta attenzione, per trovare la formula vincente, motivo per cui un altro - l’ultimo - suggerimento per lavorare sul visual storytelling è quello di testare di continuo, senza mai dare niente per scontato, e senza avere timore di tornare sui propri passi se i fatti dovessero dimostrare il contrario. In questo modo si aprono nuove possibilità creative e comunicative, che sono una vera e propria miniera d’oro da sfruttare per distinguersi nel mercato di oggi.